- Informazioni
- Mappa
- Recensioni
- Informazioni aggiuntive
- Tour simili
Cosa è incluso
Se avete sempre e solo sognato di visitare l’Indonesia, oggi il vostro desiderio potrà finalmente diventare realtà grazie al tour operator “I Viaggi di Giorgio”.
Grazie a uno staff giovane e preparato, avrete la possibilità di scoprire un luogo mozzafiato, in cui sacro e profano si rincorrono dietro a ogni tempio e a ogni simulacro simboleggiante la fertilità, in cui tra oceani e vulcani si sparpagliano nel blu intenso delle acque circa 17.000 isole e dove l’incanto di Bali vi rapirà per non lasciarvi più andare via.
Indonesia, paese immenso, ricco di storia e di cultura, crogiolo di razze e religioni, spiagge tropicali, templi e natura rigogliosa.Con un’estensione paragonabile alla distanza tra Roma e la Siberia, è facile immaginare quanto questo grande e meraviglioso arcipelago abbia da offrire.
L’itinerario che propone “I Viaggi di Giorgio” è proprio di quelli da non perdere: un viaggio intenso e spettacolare che si propone di mostrarvi gli angoli più suggestivi dell’Indonesia, quelli che sembrano appena usciti da una cartolina patinata e surreale.
L’Indonesia, infatti, più che un semplice luogo da scoprire è quasi uno stato d’animo: è una terra giovane e fiera in cui si susseguono scenari da favola ma è anche un luogo ricco di spiritualità, l’oasi perfetta in cui è possibile riconciliarsi con la natura e il proprio io più intimo e segreto. Dunque, perché non scoprire qualcosa di più sull’arcipelago compreso tra due oceani?
Yogyakarta Chiamata Jogja dai locals, Yogyakarta ha davvero molto da offrire al viaggiatore.Il centro storico di Jogja merita almeno una giornata intera di viaggio, per esplorare monumenti ed edifici storici come il Kraton (ex palazzo del Sultano) o il man Sari (conosciuto anche come Water Castle).
Bali:non ha bisogno di presentazioni l’”Isola degli Dei”, conosciuta ed amata internazionalmente per le meraviglie naturali e culturali che questa piccola isola sa offrire.
Templi, cerimonie, roccaforte induista in un’Indonesia a maggioranza musulmana, Bali mantiene quell’aura spirituale e gentile che cosi tanto affascina i turisti.
Bali gode di meraviglie naturali come le famose terrazze di riso patrimonio dell’Unesco, cascate e templi tra le montagne e sui laghi.
Nel centro-ovest di Sulawesi potrete visitare Tana Toraja, zona di altopiani in cui vive una popolazione che ancora compie complessi e macabri riti funerari. Assolutamente da visitare!
L’amore oltre la morte: i riti funebri dei Toraja
È il tradizionale teatro delle ombre giavanese e nel 2003 è diventato Patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Il Wayang Kulit viene rappresentato tramite figure intagliate nella pelle di bufalo di poco spessore finemente lavorate: gli arti superiori sono mobili, mentre la testa è fissata al busto. Prima che inventassero il cinema, con le marionette si raccontavano storie e tramandavano miti.
Un che Vi emozionerà costantemente.
SONO PREVISTI VOLI AVVICINAMENTO A ROMA A TARIFFE CONFIDENZIALI
1° giorno: partenza dall’Italia
Ritrovo dei partecipanti in aereporto e operazioni di imbarco volo per Indonesia con scalo ,pasti e pernottamento a bordo.
2° giorno: arrivo a Jakarta
Arrivo a Jakarta Nel pomeriggio visita del vecchio porto Sunda Kelapa. Passeggiata attraverso le vie della città vecchia di Jakarta. Rientro in hotel, cena e pernottamento.
3° giorno Jakarta – Yogyakarta – Borobudur (danze Ramayana Purawisata)
Prima colazione in hotel. Partenza per la visita della Piazza Fataihlah considerata la zona più antica e più piacevole da percorrere passeggiando, molti Jakartani conoscono la Città Vecchia di Giacarta semplicemente come “Kota” (Città), e i suoi edifici fatiscenti fanno parte dell’atmosfera. e il National Monument.
Il monumento è situato al centro di Piazza Merdeka ed è composto da una base a forma di coppa quadrangolare da cui si innalza un grande obelisco a base sempre quadrangolare. La sua forma ricorda quella di un mortaio con pestello e riprende anche i simboli tradizionali di Linga e Yoni, che rappresentano rispettivamente la mascolinità e la femminilità, a voler simboleggiare la fertilità e la prosperità.
Traferimento in aeroporto e partenza a Yogyakarta sull’isola di Java.
L’isola di Java, è la patria di uno dei più antichi antenati dell’uomo e possiede una storia e una cultura straordinariamente uniche.
Le popolazioni e i regni che nei secoli si sono succeduti hanno lasciato un notevole retaggio culturale che ha prodotto forme d’arte e architetture uniche nel proprio genere. Yogyakarta, fu da sempre un importante centro artistico, culturale e religioso e i monumentali templi buddisti e induisti del VIII, IX e X sec. che la circondano ne sono la più evidente testimonianza. Oggi “Yogya” è una città universitaria e artistica, molto vitale e vibrante.
I palazzi islamici del XVIII sec. ,testimoniano un ricco passato.
A circa un’ora da Yogya si trova il grandioso tempio di Borobodur. E’ uno dei monumenti più grandi e imponenti mai costruiti dall’uomo, integrato nella splendida cornice dei monti Menoreh. Al suo interno vi sono le più belle statue buddiste del mondo, che ritraggono Buddha in oltre 1500 espressioni. E’ un immenso stupa e anche il più grande monumento buddista del mondo, costruito alla fine del sec. VIII e vale a dire tre secoli prima di Angkor Wat in Cambogia. Dopo solo un secolo dal suo completamento fu inspiegabilmente abbandonato e pochi decenni dopo un’eruzione del vulcano Merapi lo ricoprì di cenere isolandolo e nascondendolo al mondo per quasi mille anni. Fu riscoperto dall’inglese Sir Raffles nel 1814 e, dopo un secolo di traversie, danneggiamenti e furti, cominciarono nel 1907 i lavori di salvataggio, portati a termine solo negli anni ‘70 grazie all’intervento della comunità internazionale e dell’UNESCO. Lo compongono 505 statue, 72 stupa e sei chilometri di pietre scolpite in rilievo che rievocano la vita e gli insegnamenti del Buddha…si può affermare che il Borobodur è una preghiera in pietra. Il tempio di Borobodur, apparteneva originariamente a una catena di quattro templi, collegati tra loro con un percorso sacro e oggi è nella lista UNESCO tra i Patrimoni dell’Umanità.
In serata, cena in ristorante locale e dopodiche’ si procederá per il Sonobudoyo Museum per assistere allo show del Wayang Kulit, uno spettacolo di danze tradizionali che riprendono il tema epico del Ramayana, Purawisata.
Anticamente a queste danze, che simboleggiano l’eterna lotta tra il bene e il male, venivano iniziati giovani principi e principesse poiché imparassero il pieno controllo del corpo e dello spirito. Le movenze fluide ed estatiche creano un universo vibrante di dei e demoni, di creature mitiche e donne bellissime, accompagnate dal lento ritmo del gamelan, una musica tipica giavanese.
È il tradizionale teatro delle ombre giavanese e nel 2003 è diventato Patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Il Wayang Kulit viene rappresentato tramite figure intagliate nella pelle di bufalo di poco spessore finemente lavorate: gli arti superiori sono mobili, mentre la testa è fissata al busto. Prima che inventassero il cinema, con le marionette si raccontavano storie e tramandavano miti.
Rientro in hotel e pernottamento.
4° giorno: Yogyakarta – Solo – Yogyakarta
Dopo colazione si percorrono i sessanta chilometri che separano “Yogya” da Solo, precedentemente nota come Surakarta, una delle antiche capitali dell’impero. Nel XVII sec. Il regno e la corte della dinastia Mataram furono trasferite dalla vicina Yogya prima a Kartasura e dopo a Surakarta, sulle sponde del fiume Solo che oggi da il nome all’omonima città. Anche Solo fu un influente centro culturale, ancora oggi si perpetuano l’insegnamento della musica e della danza e altre arti tradizionali quali la tessitura di rinomati batik. La bellezza dei suoi palazzi, la vivacità dei mercati e il suo glorioso passato la fanno competere ad armi pari con Yogyakarta, contendendosi con quest’ultima il primato di perno della cultura javanese.
Visita del Kasunanan Palace, cioè il Palazzo del Sultano, ch’è il più grande e importante edificio reale della città. Nel lontano 1745 il sultano Pakubuwono II, quando decise di trasferire la capitale da Kartasura a Surakarta, fece trasportare in processione tutti gli arredi reali nel nuovo palazzo (ivi inclusi degli alberi interrati nel precedente giardino) in un solo giorno.
La visita prosegue con il piccolo ma interessante museo Radya Pustaka, fondato nel 1890, che offre un’ampia panoramica sul ricco patrimonio culturale e storico della città con la sua vasta gamma di reperti: preziosi libri antichi, una meravigliosa raccolta di strumenti musicali e marionette, una invidiabile collezione di kris tempestati di pietre preziose. Interessante anche il mercato locale in cui si può trovar di tutto in fatto di artigianato.
Pranzo in un ristorante locale e proseguimento per la visita di Candi Ceto, a circa due ore da Solo. Il tempio di Ceto, da poco restaurato, si trova immerso nella natura lungo le pendici di una montagna, articolato in terrazze e con un’architettura sobria in blocchi di pietra.
All’ingresso si trovano i guardiani del tempio e sulla terrazza in cima c’è un’enorme piattaforma con una testa di tartaruga e un grande lingam. Il tempio è ancora meta di pellegrinaggio per gli hindu dell’isola. A poca distanza si trova il tempio “erotico” di Candi Sukuh, un curioso tempio piramidale risalente al XV sec. che, con le sue tre terrazze, da cui si gode una superba vista sulla valle sottostante, ricorda le costruzioni Maya del Centro America e di cui si conosce poco per la mancanza di documentazione. Infatti i bassorilievi che decorano le pareti presentano uno stile che non si trova in nessun altro tempio indonesiano e nessuno sa esattamente per quale culto esso sia stato eretto. In serata rientro in hotel a Yogyakarta, cena libera e pernottamento.
5° giorno: Yogyakarta – Prambanan – Yogyakarta – Makassar
Colazione e partenza dall’hotel.
In mattinata escursione appena fuori dalla città reale di Yogyakarta per visitare il favoloso complesso templare indù di Prambanan poi a The Kraton, il palazzo reale ancora oggi residenza del sultano, è sicuramente il più visitato tra i palazzi cittadini e rappresenta il cuore della città. Con le sue migliaia di stanze, moschee, stalle e vari padiglioni, è una vera e propria città-fortezza nel cuore della città stessa, circondata da un intreccio di vicoli tranquilli e ordinati su cui si affacciano case dipinte di bianco.
Il Kraton, il palazzo reale ancor oggi residenza del sultano, è certamente il più visitato tra i palazzi cittadini e rappresenta il fulcro della città. Con le sue mille stanze, moschee, stalle e padiglioni vari, è una vera e propria città-fortezza nel cuore della città stessa, circondato da un intreccio di vicoli silenziosi e ordinati su cui affacciano case tinteggiate di bianco.
Poco lontano dal Kraton sorge il Tamari Sari, un complesso dotato di passaggi sotterranei e stanze segrete, piscine e deliziosi giardini, che una volta era il luogo intimo di piacere del sultano e della sua corte.
Pranzo in un ristorante, trasferimento in aeroporto, in tempo per l’imbarco sul volo che, in circa due ore, ci porterà a Ujung Pandang, oggi ribattezzata Makassar, la capitale dell’isola di Sulawesi. Accoglienza in aeroporto e trasferimento in hotel Melia Makassar (camere de luxe)tra i migliori della città. Cena e pernottamento.
6° giorno: Makassar – Toraja
Al mattino, dopo colazione, incontro con la guida locale e partenza immediata alla scoperta delle meraviglie dell’isola, verso gli altopiani centrali abitati dall’etnia dei Toraja. Una lunga ma pittoresca tappa di trasferimento è l’impegno richiesto ai viaggiatori per raggiungere queste terre tanto remote quanto affascinanti. Alcune soste lungo il percorso. Si visiterà Fort Rotterdam, l’antica Fortezza Olandese, Paotere, Buginese boat harbor, che ospita molte tradizionali barche di legno. Pranzo in un tipico ristorante. Si arriva a Tana Toraja. Si visiteranno Sangalia, Tampang Allo e Serapung. Trasferimento a Rantepao. Sistemazione all’hotel Heritage Toraja, cena e pernottamento.
Tipiche case dei Toraja.
7° e 8° giorno: Toraja
Tana Toraja nel dialetto locale significa “la terra dei Toraja” e proprio questa terra è uno dei posti più straordinari dell’intero arcipelago indonesiano. Le popolazioni costiere chiamano genericamente “Toraja” le genti che vivono all’interno, ossia gli “abitanti delle montagne”. I Toraja vivono in piccoli villaggi arroccati sulle colline, in case tradizionali, chiamate tongkonan, poste in semicerchio di fronte a uno spiazzo aperto dove è collocata la pietra sacrificale per le offerte rituali.
Le tongkonan hanno una forma caratteristica alquanto bizzarra, ricordano infatti prue e poppe di navi. La cosa sarebbe decisamente strana in mezzo a queste impervie montagne se non fosse che la tradizione orale dei Toraja parla di una grande migrazione che secoli fa avrebbe portato gli stessi sino alle coste di Sulawesi sulle loro grandi canoe. Da ciò la spiegazione: i tetti rappresenterebbero quindi le imbarcazioni che portarono qui i loro antenati e dimostrerebbero un loro atavico passato di marinai. Questi strani tetti sono sempre orientati in direzione nordest–sudovest, la direzione dei due regni ancestrali nella cosmologia Toraja e rappresentano il paradiso. La casa, con pannelli finemente decorati, rappresenta il centro dell’universo.
La grande spiritualità dei Toraja si manifesta in modo evidente durante i funerali in cui arrivavano a sacrificare anche centinaia di bufali a seconda dello status sociale del morto.
Il corpo senza vita è conservato e curato nella tongkonan, abitazione tradizionale dei Toraja. I cadaveri restano lì per diversi mesi, in alcuni casi per decenni, finché la famiglia non può permettersi un funerale degno e programmare la cerimonia. Nel frattempo, si usano piante essiccate per neutralizzare l’odore della formalina.
L’ultimo respiro di un bufalo d’acqua sacrificato durante la processione funebre (Rambu Solo) segna la morte ufficiale di una “persona malata.” Solo allora l’anima del defunto viene trasportata a Puya, la versione dei Toraja del paradiso. Più bufali sono sacrificati, più sarà in salute la famiglia e più l’anima del morto viaggerà rapidamente verso Puya. Là, si ricongiungerà con Dio e vivrà una vita ultraterrena serena, mentre senza il sacrificio dei bufali, l’anima non riuscirebbe a trovare la sua strada. Stando all’Aluk To Dolo—l’insieme delle credenze ancestrali dei Toraja—il numero di bufali sacrificali suggerito è 24 per la maggior parte delle caste, benché il numero esatto sia poi sancito dal capo locale e discusso insieme alla famiglia. Alcuni ospiti portano altri bufali come dono. È legge non scritta della cultura Toraja che le famiglie ripaghino un bufalo ricevuto al funerale successivo.
La processione funebre di una famiglia di bassa casta può costare intorno ai 50.000 dollari, ma per le caste più alte il conto può andare dai 250.000 ai 500.000. I familiari stretti della persona defunta dovrebbero contribuire con almeno un bufalo sacrificale, che può costare 10.000 dollari come 40.000 al mercato del bestiame. Il prezzo dipende dalla qualità della pelle, dalla lunghezza delle corna e dal colore degli occhi dell’animale. Un funerale si misura per numero di bufali: ecco perché richiede spesso molto tempo per essere organizzato.
La cerimonia dura 3-5 giorni, e si conclude con la sepoltura della persona morta in un mausoleo o in una tomba di pietra. Ma non finisce lì. Il clan si ritrova ogni anno o ogni tre per un rituale noto come Ma’nene, che tradotto significa “cura degli antenati.” Durante questo periodo, i morti sono trasportati fuori dalle loro tombe, lavati e ornati di nuovi indumenti, infine riportati nelle tombe. Anche i parenti più lontani vengono in visita per l’occasione e condividere racconti durante un banchetto, onorando le persone care.
Disseminate sul territorio ci sono varie grotte con all’interno delle tombe con effigi in legno dei defunti (Tau-Tau), con indosso i loro vestiti e con le loro stesse fattezze, posti in balconate scavate nella roccia a guardia dell’ingresso delle grotte stesse affinché nessuno vi entri con l’intento di rincorrere i morti che, con al seguito gli animali sacrificati durante i funerali, si avviano verso l’aldilà.
Due intense giornate a contatto con la cultura animista dei Toraja. Visiteremo le tombe megalitiche di Lemo e Suaya; i Sanggala, gli alberi nel cui tronco vengono riposti i corpi dei bambini morti prima di avere un nome affinché gli spiriti non se li portino via; gli incredibili Tau-Tau di Londa, il villaggio tradizionale di Kete Kesu. Si passerà attraverso le scenografiche risaie a terrazza di Batu Tumonga, ricavate lungo i dolci pendii che i Toraja lavorano da generazioni. Facili passeggiate attraverso alcuni villaggi della zona ci permetteranno di osservare più da vicino la vita e le abitudini di questo popolo, i loro ritmi, i loro costumi e la loro cultura, che esprimono nell’arte, nella musica e nelle danze. Non mancherà la visita di insediamenti, fra i più antichi, con le case tradizionali e i vecchi granai dall’architettura altrettanto unica, decorati con sculture in legno e spesso colorate e la visita di centri rinomati per l’arte della tessitura come Pallawa e Sa’dan. Visiteremo inoltre il mercato degli animali, dove migliaia di bufali aspettano di essere sacrificati. Potrete fra gli altri ammirare il bufalo albino, che può valere anche 30.000 euro. Pranzi in ristorantini locali, cene e pernottamenti in hotel.
9° giorno: Toraja – Sengkang
Dopo colazione lasceremo i territori Toraja. Attraversando la zona montagnosa si raggiunge nel pomeriggio il piccolo centro di Sengkang, affacciato sullo splendido lago Tempe.
Sengkang, che fu capitale di un antico regno, conserva ancora gran parte della sue tradizioni come, per esempio, la tessitura della seta. Il lago Tempe è un’oasi-santuario per molti uccelli e altre specie di animali lacustri; visitando il lago a bordo di una canoa a motore scopriremo la straordinaria vita delle comunità che vivono su capanne galleggianti, dedicandosi alla pesca e all’idrocoltura.
Uno spettacolare tramonto concluderà la giornata. In serata raggiungeremo la guest-house dove si trascorrerà la notte, molto semplice ma accogliente e pulita, tra le migliori disponibile in questa località. Pranzo in un ristorante lungo la strada, cena e pernottamento nella guesthouse, (camere standard).
10° giorno: Sengkang – Makassar – Bali
Prima colazione e A seconda dell’orario del volo domestico, trasferimento per l’aeroporto di Makassar, in tempo per la partenza con il volo di linea per l’isola di Bali.
Non lontano da Ubud l’antico tempio di Goa Gaja, detto anche ‘la grotta dell’elefante’, risalente al IX sec. e interamente scolpito nella roccia.
Pranzo libero.
Al termine della visita, trasferimento in hotel ,situato nel distretto di Ubud, a nord della città una zona ancora molto caratteristica, ricca di templi e impregnata di cultura balinese.
Cena in hotel.
11° giorno – Ubud
L’isola di Bali è un paradiso naturale che tocca il suo apice tra Giugno e Settembre, quando il clima è secco e ventilato e le piogge appena terminate ne rendono il manto verde lussureggiante. L’isola è caratterizzata da una catena montuosa vulcanica che la traversa da est a ovest, col picco più elevato che supera i 3.500 metri. Le pendici dei vulcani che degradano sino al mare sono estremamente fertili e coperte da terrazzamenti per la coltivazione del riso curati con maestria e arte. Per far si che la terra sia generosa, i balinesi da secoli la coltivano con una gestione collettiva del territorio. Ciò ha favorito lo sviluppo di un istinto sociale e di gruppo fuori dal comune. Il balinese ha una visione molto spirituale dell’ambiente che lo circonda: gli spiriti benigni risiedono sulle montagne, mentre le forze del male si nascondono negli abissi. Il posto ideale per l’uomo è quindi a metà strada, ciò fa sì che case, villaggi e soprattutto templi siano allineati lungo l’asse monti-mare.
L’isola di Bali è l’unica in cui l’Islam non riuscì a esercitare alcuna influenza e dove sino a oggi si è conservato un carattere induista particolare.
Dopo colazione ci muoveremo verso l’interno, per un’intera giornata di escursioni. Partenza in direzione del villaggio di Sebatu, dove sorge un piccolo e delizioso tempio costruito lungo una sorgente sacra da cui i balinesi attingono l’acqua santa che utilizzano per celebrare riti e cerimonie o vengono in pellegrinaggio per purificarsi spiritualmente con i bagni sacri.
Esistono diversi templi con sorgenti sacre in Bali ma quello di Sebatu è considerato uno dei più belli grazie al contesto naturale in cui è inserito. Proseguiamo per il complesso templare di Gunung Kawi presso Tampaksiring, splendidamente circondato da rocce e foreste, del quale una leggenda narra che sia stato scavato nella pietra da un gigante in una sola notte e con l’uso delle sole unghie, e – non lontano – il complesso delle piscine reali. La sua costruzione risale al sec. XI , nel complesso sono custodite le tombe di antichi re e regine e non a caso anche in questo luogo ritroviamo un fiume sacro.
Raggiungiamo la località di Penelokan sul bordo del cratere del vulcano Batur. Da un punto panoramico si può godere di una vista mozzafiato sul vulcano e sul lago Batur, che con la sua forma a mezzaluna è adagiato proprio alla base del monte.
Pranzo in un ristorante locale e nel pomeriggio, di rientro a Ubud, si raggiunge il villaggio di Tegallalang, nei cui pressi si possono ammirare i meravigliosi terrazzamenti che i contadini locali, in cooperative, curano con grande attenzione e, sicuramente possono essere considerate delle opere d’arte del mondo rurale.
Una piccola valle, interamente coltivata a riso e con palme da cocco che sbucano qua e la, che ipnotizza per la spettacolarità dell’insieme in cui si fondono armoniosamente linee geometriche e forme sinuose.Rientro a Ubud e per godere dello splendido clima culturale che si respira in questa cittadina, la cena è prevista in un locale dove poter assistere alle raffinate danze tradizionali balinesi.
Dopo cena rientro in hotel per il pernottamento.
12° giorno – Ubud
Dopo colazione visita al caratteristico e animato mercato di Giangyar.
Si prosegue poi per le visite ad alcuni dei più antichi e interessanti templi dei dintorni. Prima destinazione Bangli, uno dei nove antichi reami dell’isola, l’unico senza sbocchi sul mare, per visitare il tempio molto venerato di Pura Kehen, risalente al sec. XI, costruito a terrazze e con un ingresso finemente decorato. Pranzo in ristorante.
Le visite continuano con il celebre Besakih, il tempio madre,importantissimo luogo sacro attorno al quale ruota tutto l’induismo balinese e dove ancora più volte all’anno, oggi come in passato, le donne si recano con le loro offerte di fiori e di frutta per ingraziarsi gli dei e invocare la stabilità dell’Universo. Nel 1500 venne realizzato un complesso costituito da nove templi, con al centro l’enorme Pura Besakih, il tempio madre, a metà delle pendici del vulcano.
Questo timore ancestrale per le profondità marine fece sì che i balinesi non si avventurassero mai per i mari, rimanendo per secoli isolati. Fu proprio durante questa fase di isolamento, tra il XVII e il XX sec., che essi svilupparono e affinarono le loro vocazioni artistiche di danza, pittura, scultura, poesia e teatro, sempre per compiacere se stessi e i loro dei. L’avvento del turismo, che ha avuto inizio negli anni ’70, non ha stravolto le tradizioni, ben radicate sull’isola, ma è stato anzi motivo di arricchimento e integrazione culturale per i balinesi, che hanno tuttavia rifiutato tutto ciò che era incompatibile con le loro tradizioni e il loro conservatorismo. A Bali tutto è motivo di incontro e socializzazione. Ogni evento, anche il meno importante deve essere discusso dalla collettività e propiziato coi giusti riti. Ciò fa si che a Bali ci sia un numero infinito di feste, processioni e pellegrinaggi ai templi, ennesima occasione per dar sfogo al talento artistico.
Rientro a Ubud nel tardo pomeriggio e serata libera a disposizione.
Cena libera e pernottamento in hotel.
ps. consigliamo di utilizzare il servizio navetta dell’hotel o un taxi per visitare il centro di Ubud molto bello e ricco di artigiani,artisti e molti ristorantini.
13° giorno Ubud – Tanah Lot – Batukaru – Jatiluwih – Bedugul
Al mattino, dopo la prima colazione, partenza verso la costa sud per raggiungere il tempio di Tanah Lot, arroccato su una roccia di fronte l’Oceano Indiano sfidando le onde. Questo tempio, con la sua bella e particolare architettura, commemora l’introduzione dell’hinduismo a Bali e quando la marea si alza e allaga la spiaggia e la base rocciosa su cui poggia, assume un’aura misteriosa e al contempo affascinante.
Si prosegue in direzione del monte Batukaru, ai cui piedi si trova Pura Batukaru, uno dei più grandi e antichi templi indù di Bali. Eretto a difesa dagli spiriti maligni e immerso in una lussureggiante foresta pluviale tropicale, nel tempio regna un’atmosfera solenne. I balinesi dicono che nel silenzio assoluto si può sentire il sussurro degli dei. All’ombra del monte Batukaru si trova Jatiluwih, una zona verdeggiante e straordinariamente bella che, per via anche delle sue splendide risaie a terrazza, da qualche anno l’intera area è sotto l’egida dell’UNESCO. Una piacevole passeggiata tra i campi ci farà sentire in perfetta armonia con la natura.
Si prosegue per la visita del Taman Ayun, il tempio della famiglia reale del reame di Mengwi. Eretto nel XVII sec. è un magnifico esempio dei principi di architettura tradizionale balinese. Pochi altri templi vennero costruiti seguendo questo stile ideale: tre terrazze si fondono armoniosamente l’una nell’altra, ognuna dei quali rappresenta mondi diversi, dedicati alle forze negative e positive nell’universo e il rapporto tra i due.
Un incantevole laghetto circonda il complesso templare, aggiungendo un raffinato tocco di eleganza.Pranzo in un ristorante e proseguimento delle visite.
Cena in ristorante
Pernottamento in hotel.
14° giorno Nusa Dua – Partenza
Prima colazione in hotel. Tempo libero a disposizione, fino al momento del trasferimento in aeroporto partenza per il volo di rientro. Pasti e pernottamento a bordo.
15° giorno Italia
Arrivo in Italia e fine dei servizi.
La quota comprende:
- Voli di linea con scalo ,quota da riconfermare al momento della prenotazione franchigia bagaglio 20 kg
- 3 voli interni in classe economica
- Tour e trasferimenti come da itinerario con veicolo privato con aria condizionata
- Guida in lingua italiana per la durata del tour.
- Quote per gli ingressi previsti in programma
- Pernottamenti negli hotel 4**** e 5***** e 5*****L in trattamento di camera e colazione
- Pasti come da programma
- Spettacoli come in itinerario.
- Acqua minerale durante i trasferimenti e tours
- Tasse locali
- Assicurazione medica (massimale 10.000,00)e bagaglio (massimale 1.500,00)
- Assicurazione ANNULLAMENTO AL VIAGGIO copre intero importo del tour
- Kit da Viaggio
Non comprende :
- Tasse aereoportuali soggette a riconferma sino emissione biglietti aerei pari a euro 440,00
- Mance
- Spese personali
- Tutto quanto non previsto nella “quota comprende”
Passaporto: necessario, con validità residua di almeno 6 mesi alla data di uscita prevista dall’Indonesia con due pagine libere.Si ricorda che i turisti sono tenuti a portare sempre con sé il proprio passaporto.
Visto d’ingresso: I cittadini italiani, in possesso di passaporto valido almeno per sei mesi, che intendano recarsi in Indonesia per un periodo non superiore a 30 giorni e per motivi di turismo, visite socio-culturali, istruzione o training, affari, partecipazione a seminari e conferenze e transito sono esenti dalla richiesta di visto se entrano nel Paese dagli Aeroporti, Porti e frontiere terrestri elencati nel seguente link:
https://www.kemlu.go.id/rome/lc/layanan-visa/Pages/Visa-Kunjungan-Saat-Kedatangan.aspx
Ci occuperemo noi della eventuale richiesta di visto.
Non ci sono vaccinazioni obbligatorie. Il rischio malaria è praticamente inesistente.
Data la posizione a cavallo dell’equatore, l’Indonesia presenta un clima caldo con un certo grado di umidità e con temperature medie di circa 28°C tutto l’anno.
Di più ASIA
Di più Indonesia
Maggiori informazioni su questo tour
La quota comprende:
- Voli di linea con scalo ,quota da riconfermare al momento della prenotazione franchigia bagaglio 20 kg
- 3 voli interni in classe economica
- Tour e trasferimenti come da itinerario con veicolo privato con aria condizionata
- Guida in lingua italiana per la durata del tour.
- Quote per gli ingressi previsti in programma
- Pernottamenti negli hotel 4**** e 5***** e 5*****L in trattamento di camera e colazione
- Pasti come da programma
- Spettacoli come in itinerario.
- Acqua minerale durante i trasferimenti e tours
- Tasse locali
- Assicurazione medica (massimale 10.000,00)e bagaglio (massimale 1.500,00)
- Assicurazione ANNULLAMENTO AL VIAGGIO copre intero importo del tour
- Kit da Viaggio
Non comprende :
- Tasse aereoportuali soggette a riconferma sino emissione biglietti aerei pari a euro 440,00
- Mance
- Spese personali
- Tutto quanto non previsto nella "quota comprende"
Passaporto: necessario, con validità residua di almeno 6 mesi alla data di uscita prevista dall’Indonesia con due pagine libere.Si ricorda che i turisti sono tenuti a portare sempre con sé il proprio passaporto.
Visto d’ingresso: I cittadini italiani, in possesso di passaporto valido almeno per sei mesi, che intendano recarsi in Indonesia per un periodo non superiore a 30 giorni e per motivi di turismo, visite socio-culturali, istruzione o training, affari, partecipazione a seminari e conferenze e transito sono esenti dalla richiesta di visto se entrano nel Paese dagli Aeroporti, Porti e frontiere terrestri elencati nel seguente link:
https://www.kemlu.go.id/rome/lc/layanan-visa/Pages/Visa-Kunjungan-Saat-Kedatangan.aspx
Ci occuperemo noi della eventuale richiesta di visto.
Non ci sono vaccinazioni obbligatorie. Il rischio malaria è praticamente inesistente.
Data la posizione a cavallo dell’equatore, l’Indonesia presenta un clima caldo con un certo grado di umidità e con temperature medie di circa 28°C tutto l’anno.
Diario di Viaggio in Indonesia - Sulawesi Di isola in isola legate da storie, colori e un paesaggio invariato nel tempo
Ma i Toraja, chiamati, non a caso, “il popolo senza morte”, sono famosi per i loro riti funebri che possono durare anche molti anni.. mi sembra importante spiegare un po’, come si svolgono questi complessi cerimoniali.
Dopo la morte, il defunto viene inumato in una sepoltura provvisoria per consentire ai membri della famiglia di decidere con calma sull’importanza da dare alla cerimonia dato che, molto spesso, le spese sono un onere gravoso per la famiglia… ma non è certo una preoccupazione indebitarsi per garantire al morto la felicità!..La parte che più colpisce è, all’inizio, la cerimonia del sacrificio dei bufali con una serie di esecuzioni sanguinose simboliche legate alla morte del defunto, all’intercessione presso gli spiriti ultraterreni…Nel frattempo danze e canti funebri fanno da contorno mentre vengono distribuite le carni degli animali sacrificati tra gli invitati al funerale.Altre cerimonie si susseguono fino al momento dell’estrema sepoltura nelle nicchie scavate nella roccia.Le corna dei bufali uccisi vengono poi esposte all’esterno della casa toraja e, a seconda del loro numero, esse dichiarano la posizione della famiglia nella gerarchia sociale.Siamo andati al villaggio di Lemo e mi è risultato estremamente suggestivo vedere le effigi dei defunti con le braccia tese verso i visitatori in atteggiamento di supplica, che vegliavano affacciati dalle loro balconate o verande, in queste nicchie scavate nelle rupi, chiuse da porte di legno in cui riposavano le loro spoglie.Queste effigi chiamate Tau Tau erano statue scolpite nel legno e vestite con i panni del defunto stesso, dei suggestivi manichini a grandezza naturale che con i loro occhi bianchi, le pupille nere e le braccia spalancate incutevano un certo timore.....ci hanno detto che ogni tanto vengono tolte dalle loro sedi per il restauro.. il legno allora viene ridipinto e gli abiti laceri sostituiti.. tutto in un’ulteriore cerimonia. Bisogna sapere che i familiari e gli amici assicureranno sempre offerte e sacrifici nel tempo.. questo perché un giorno potranno raggiungere e comunicare con il defunto.In altre nicchie nella roccia abbiamo visto, accanto ai manichini, disposti in fila,anche dei piccoli teschi, perfettamente conservati.. un’immagine, a mio avviso, estremamente macabra anche se la vivacità dei colori degli abiti dei Tau Tau rendeva l’atmosfera meno pesante!Mentre ci spostavamo da un villaggio all’altro non si poteva non rimanere incantati dalla bellezzadei paesaggi coloratissimi, legati alle estese risaie, ai boschetti di bambù, ai fiumi serpeggianti nella vallata, a volte placidi, larghi e limacciosi, altre volte vorticosi e quasi arrabbiati nel trasportare sassi e detriti.. un paesaggio sempre avvolto in un’atmosfera di colori caldi e riposanti anche quando si costeggiavano paludi e povere baracche.. a dire il vero, poco vivibili. Siamo così arrivati a Nanggala, un altro villaggio caratteristico che oltre alla perfetta conservazione delle abitazioni era famoso per le sue case-magazzino (ben 14) piene di riso proveniente, ovviamente, dalle risaie della campagna circostante, i magazzini erano finemente decorati con un’arte stravagante, che raffigurava scene di vita quotidiana e battaglie…Ci siamo fermati con i Toraja, sempre allegri ed ospitali in quel luogo lontano dal mondo, sperduto nel verde, mentre la solita frotta di bimbi ci circondava festosa e ci siamo sentiti felici di poter condividere alcuni momenti con loro. Non era solo la curiosità dell’insolito, ma anche un’occasione unica di confronto, di comprensione e di arricchimento personale..Poi, lasciato il villaggio, sempre attraverso un lungo accidentato percorso, tra sobbalzi e scossoni,abbiamo attraversato un paesaggio da sogno, prima in pulmino e poi anche a piedi alla scoperta di altre tombe, di altri Tau Tau che dai loro balconi simili a palchi, in una immaginaria platea,vegliavano, proteggendo dagli spiriti cattivi, chiamati Bombo, vegliavano sui loro familiari.. e alloraci sentivamo elettrizzate dalle presenze che avvertivamo attorno a noi...ci sembrava che quei manichini ci parlassero raccontando ciascuno la propria storia, eravamo in un luogo vivo, carico della memoria di tutto ciò che era accaduto a quelle persone! In questo luogo disilenzio e di solitudine, ma anche di profonda religiosità ed amore per la vita oltre la morte…abbiamo concluso il nostro soggiorno a Sulawesi.. era programmato infatti il volo verso l’isola di Bali.
Diario di Viaggio in Indonesia - Bali Di isola in isola legate da storie, colori e un paesaggio invariato nel tempo
Erroneamente si giudica l’isola solo una meta turistica con un mare incantevole e alberghi da mille e una notte… i credo religiosi, i riti e la forte religiosità guidano la gente di Bali dalla nascita alla morte e nel mondo ultraterreno.È quindi la forte religiosità a stabilire la pianta di una città, il disegno di untempio, la struttura di una casa, ladistribuzione delle varie responsabilità all’interno della comunità.Già la prima sera del nostro soggiorno in quest’isola siamo andati a vedere uno spettacolo di musica e danza chiamato Barong che rappresentava in forma simbolica la lotta tra il Bene e il Male.L’apparizione di quest’ultimo nelle sembianze della strega Rangda, un essere mostruoso,abominevole, con gli occhi sporgenti, i canini in evidenza, nel tintinnio delle piastre d’oro della maschera ci ha subito provocato una profonda impressione.Il tour dell’isola è iniziato il giorno dopo e come prima tappa siamo andati a Semarapura, l’antica capitale della reggenza di Bali, dove risiedeva il Klung Kung, un importante complesso di edifici,abbastanza conservata ci è apparsa la vecchia Cortedi Giustizia, chiamata Kertha Gosa,circondata da un pittoresco laghetto.Ci hanno raccontato che tre sacerdoti brahaminipresidiavano la suddetta corte ed erano noti per le loro condanne dure e disumane. A ricordo della loro crudeltà abbiamo ammirato alcuni dipinti sui soffitti che mostravano le diverse terribili punizioni dei condannati.Molto suggestiva è stata la visita al “Tempio Madre” di Besakih, il cui nome derivava dall’appellativo dato al dio Dragone che si credeva abitasse quelle colline, il più grande evenerato di Bali, che si elevava su sette piani di terrazze degradanti sul fianco del Vulcano Gunung Agung a circa 1000 metri di altitudine.Il luogo veramente unico e spettacolarmente monumentale, comprendeva tre templi risalenti all’XI secolo, al tempo del regno di Klung Kung , e dedicati alla trinità hindù. Quello più a nord,nero, era dedicato a Visnù, quello al centro, bianco, a Shiva e quello a sud, rosso al dio Brahama.
L’isola di Bali era comunque una piccola gemma preziosa anche dal punto di vista paesaggistico: si poteva passare in poche ore dalle spiagge di sabbia finissima del sud, alla spettacolare caldera di un vulcano, ma quello che mi ha lasciato incantata è stata l’immagine ricorrente delle estese risaie a terrazzamenti, il paesaggio di Bukit Jambul, dove la vista era veramente spettacolare... guardavo quelle risaie mozzafiato e quella vegetazione tropicale serena e generosa, di noci di cocco, che mi circondava e non avevo parole per esprimere il mio stato d’animo.....tuffarsi in quella quiete verde imprimeva tracce indimenticabili nel mio animo.. poteva quasi,come ha detto uno scrittore, “farci riappropriare, con il suo palpitante linguaggio, del nostromondo perduto”!E poi sparse, ai margini di queste risaie,immerse nel verde umido della foresta tropicale, spuntavano le case deicontadini balinesi, semplici eppurecomplete e vivibili, ciascuna con il tempietto, nel proprio cortile, in onore degli antenati a cui rendere offerte.
...ma accanto a queste cerimonie quotidiane c’erano anche quelle straordinarie, comela cremazione.. soprattutto se il defuntoera un personaggio importante. Noi siamo state fortunate perché nella zona di Kutaabbiamo assistito a questo rito che si è svolto con un fasto ed una sontuosità incredibili. La guida ci ha raccontato chetutta la cerimonia di cremazione aveva il compito di liberare l’anima dal suo involucro terreno, consentendole diraggiungere il Nirvana.. era dunque un evento di felicità e di festa per tutti coloro che partecipavano alla funzione.Ho visto, provando una certa impressione, il catafalco del morto issato su una torre di Bambù riccamente decorata e coronata da vari tetti sovrapposti (tanti quanta eral’importanza del defunto) che veniva trasportata a braccia dai familiari.Era il percorso del suo ultimo viaggio..spesso la torre veniva ruotata più volteper allontanare qualche demone invadente.Poi i sacerdoti somministravano abluzioni, recitavano preghiere e dopo solo il sarcofago veniva dato alle fiamme che crepitavano di fronte alla folla di tanti spettatori..Sempre la solerte guida ci ha detto che le ceneri sarebbero state disperse nell’acqua o del mare o di un fiume e così l’anima avrebbe trovato la pace.Devo dire che questa cerimonia mi ha molto impressionato per la sua crudezza anche se avevo avvertito con chiarezza l’attaccamento dei Balinesi agli antichi riti ancestrali.. essi forse possedevano ancora i doni che noi avevamo ormai dimenticato: la fantasia e la semplicità della fede!
..Ma decisamente più romantico e spettacolare è stato il sacro tempio di Tanah Lot, il “Tempio del Tramonto” del XVI secolo costruito su un’isoletta rocciosa a circa 200 metri dalla costa.. data la bassa marea abbiamo potuto raggiungerlo a piedi, ma con l’alta marea ci hanno detto che viene completamente circondato dalle acque.. il tempio fu costruito da uno degli ultimi sacerdoti indù venuti a Bali da Giava.
Questo luogo era famoso per i suoi magici tramonti… e allora quandoil cielo si è tinto di rosso, le sue torri nere si sono stagliate nitide e quell’atmosfera magica, inaspettata, è penetrata nel mio cuore come un balsamo.. La luce ramata del cielo pian piano aveva lasciato il posto ad un arancione soprannaturale e il riflesso incendiava sia l’orizzonte che i miei occhi che non si stancavano di ammirare quel miracolo della natura. Vivevo come sempre l’attimo struggente della bellezza che non riuscivo a cogliere nella sua interezza, una bellezza che, pur essendo gioia, diventava anche smarrimento e solitudine!
....Dopo un breve scalo a Bali siamo state violentemente proiettate nel caos e nel traffico di Yogyakarta, una grande città a sud dell’isola di Giava, l’unica, ci hanno detto, ad essere ancora governata da un sultanato precoloniale. Ci siamo fermati qui e non nel capoluogo, perché la città era il perfetto punto di partenza per visitare i famosi templi induisti..Borobodur e Prambanan..... Comunque devo proprio dire che siamo rimaste affascinate ed abbiamoritrovato in entrambe i luoghi il linguaggio dell’eternità che si manifesta libero, attraverso le forme artistiche, la fede stessa di qualsiasi credo sia…Borobudur è un tempio posto su una collina, maestoso e mistico.. lo si vede in lontananza, un punto illuminato dal sole, un punto importante di riferimento per i pellegrini che numerosi salgono i vari gradini, i vari livelli della piramide, per arrivare in alto, con fatica, sempre più in alto a trovare finalmente, con fede, davanti al Buddha ieratico, il silenziodello spirito. Battaglia dice una cosa molto vera..”Il pensiero è un lungo sentiero di silenzio e non far rumore è la condizione necessaria per raggiungere un altro silenzio, quello interiore!”Sia il massiccio Borobudur, più compatto, dalla severa forma piramidale, che il successivo complesso templare che abbiamo visitato a Prambanan, con le sue slanciate forme, esteso e suddiviso in vari templi induisti, sono stati dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO nel 1991, e sono dei veri gioielli
Mi hanno veramente impressionato e incuriosito le numerose case-palafitte a forma di nave, dagli enormi tetti di paglia sovrapposti, simili ad ali spiegate, case erette su solidi pali, spesso decorati, abbastanza alti in modo da preservarle in primo luogo dalle frequenti inondazioni provocate dalle piogge torrenziali dei monsoni e… poi per lasciar libero, al disotto, il passaggio agli animali domestici,soprattutto maiali.Abbiamo anche passeggiato per il villaggio tra la curiosità degli indigeni che solo da poco hanno accettato, in parte, la realtà del mondo moderno e devo proprio dire che sono rimasta incantata a riflettere sulla originalità architettonica di tutte le abitazioni, semplici e nello stesso tempo elaborate con quei tetti di paglia che svettavano al cielo con le loro guglie e pinnacolianche decorati!Ci hanno raccontato che gli antenati Batak, gli“Old Malay” erano stati costretti all’isolamento sugli altopiani, per questo motivo hanno sempre difeso ad oltranza le proprietradizioni unendosi in vari clan.
Al termine delle visite eravamo tutte spossate per l’umido caldo tropicale,ma mentre il nostro corpo avvertiva la stanchezza di un’intensa giornata, ci sentivamo nello stesso tempo felici, entusiaste: avevamo assaporato il piacere della bellezza, dell’arte, in un contesto naturale di una natura serena e incantevole.. “avevamo vissuto la felicità”, che si poteva desiderare di più a conclusione di un tour attraverso le isole dell’Indonesia? Ogni viaggio è in fondo un sogno esaudito, una realtà che si è concretizzata..e quando lo abbiamo concluso, è bello far scorrere i ricordi, ripensare con calma e serenità a tutte le cose belle che abbiamo vissuto, ai giorni che abbiamo trascorso in compagnia, uno diverso dall’altro, è bello rivivere di isola in isola, quelle sensazioni di colori, profumi, immagini che sono cresciute dentro di noi, arricchendoci, immagini e sensazioni che aprono il cuore alla bellezza non solo della natura, ma anche della vita e per questo devono anche essere sempre condivise!
Il Wayang Kulit viene rappresentato tramite delle figure intagliate nella pelle di bufalo di poco spessore (da 5 mm in media al centimetro e mezzo) finemente lavorate: gli arti superiori sono mobili, mentre la testa è saldamente fissata al busto. Il movimento della marionetta è garantito da tre asticelle, fissate rispettivamente ai due arti superiori e alla base della figura. Sebbene la tradizione occidentale consideri la marionetta mossa dall'alto con i fili ed i burattini dal basso, le figure del Wayang Kulit sono delle marionette: sono infatti a figura intera, a differenza del burattino che viene calzato come un guanto.[4]
Le figure sono mosse dietro ad uno schermo di cotone, e le ombre delle stesse erano originariamente ivi proiettate grazie all'ausilio di lampade ad olio: oggigiorno, moderne fonti di illuminazione garantiscono l'esecuzione dello spettacolo. Il marionettista è chiamato dalang e si occupa del movimento scenico: l'azione è accompagnata da un'orchestra di strumenti a percussione, detta gamelan.[2] Da notare è il fatto che, nonostante le figure agiscano come ombre, sono comunque finemente e riccamente dipinte: è da ricordare che, anticamente, mentre per le donne era consuetudine assistere alla proiezione delle ombre, gli uomini non di rado guardavano lo spettacolo dall'altra parte dello schermo di cotone, ossia senza la proiezione sullo stesso delle ombre delle figure.
Non ci sono ancora commenti.